La Relazione Interattiva

La pratica psicoanalitica è intesa come un’esperienza capace di coniugare il rigore del metodo, rappresentato dai suoi fondamenti teorici, con la ricerca e la sperimentazione. Essa si sofferma sui valori ritenuti i punti cardinali che orientano la cura psicoanalitica in senso etico. Principi irrinunciabili sono, primo fra tutti, l’umanità nei confronti del paziente, oltre alla capacità da parte dell’analista di rispettare i tempi e i modi con i quali il paziente è in grado di affrontare la realtà del proprio mondo interno, attraversando le inevitabili zone d’ombra rappresentate dai dubbi e dal «non sapere». La psicoanalisi sottolinea inoltre che, così come ogni analisi è del tutto unica e soggettiva, il dialogo analitico dovrebbe privilegiare l’uso e l’invenzione di un linguaggio «vivo», il più possibile aderente all’esperienza emotiva vissuta nel suo divenire. E’ la condivisione di quest’esperienza inedita a rivelarsi parte integrante del percorso analitico, molto vicina in questo all’attività artistica, in particolare alla scrittura, che nel suo procedere verso il non conosciuto, l’ignoto, incontra «l’emergenza», l’inaspettato, per cui ciò che si dice/si scrive è soggetto a continue trasformazioni e rielaborazioni.
Nel suo articolarsi, alternando considerazioni teoriche, esemplificazioni cliniche e riferimenti letterari, la psicoanalisi riflette il legame imprescindibile fra teoria, letteratura e clinica e propone, nella continuità dell’eredità freudiana, le differenze rappresentate dai modelli teorici innovativi, a loro volta precursori, introdotti da Klein, Winnicott, Bion.
Il sogno, elemento centrale, viene proposto in questa nuova visione, sia in quanto paradigma dell’analisi, sia come emblematico dell’incertezza che accompagna analista-paziente nella ricerca della verità inconscia, motore primo del processo analitico. Si tratta, beninteso, di cogliere verità relative, «barlumi» di verità che tuttavia creano momenti di «chiarificazione rispetto alla confusione». Nel seguire le evoluzioni del pensiero (e della scrittura) di Bion, la conoscenza “delle cose” amplia e approfondisce il significato della «capacità di sognare», funzione della mente ed estensione di quel processo continuo costantemente presente anche nello stato di veglia che consente al soggetto di sentire «la continuità del proprio essere».
La metafora di «indigestione mentale», utilizzata da Bion, meglio non potrebbe descrivere la condizione psichica di chi nell’incapacità di sognare, ma anche di ricordare e di dimenticare, vive come «seppellito in un mondo di panico». Da tale eventualità non è esente lo stesso analista, quando gli accade di sentirsi invaso, saturato o svuotato, da un eccesso di identificazioni proiettive del paziente e di rimanere deprivato della propria funzione di rêverie.
L’analista resta impegnato attraverso la pratica analitica, nella quale si associano l’interpretazione, il lavoro artistico e soprattutto il lavoro clinico, base e sviluppo della cura dell’analizzando, nella sua funzione di “facilitatore digestivo” che sulla base delle identificazioni proiettive attivate nel trasfert, porteranno la coppia a nuove esperienze interattive transizionali allargando così la possibilità di pensare quei pensieri non pensati che trasformandosi in esperienze tout court, entreranno per sempre a far parte dell’esperienza conoscitivo-trasformativa dell’analista e del paziente.

Dr Aldo Schiavone  Psicologo clinico  Psicoanalista Gruppoanalista Psicoterapia infantile individuale di coppia. Corso Vittorio Emanuele 94 Salerno Tel/Fax  089226899  cell. 3339326348  http://www.psicologopsicoanalista.it