John Keats nella mente di Wilfred Bion

I morti sempre sono stati importanti a Roma. E nel cimitero acattolico della città eterna i defunti sono “gioiosi”. I morti riposano all’ombra della Piramide di Caio Cestio, pini, cipressi e rose selvatiche. I morti sono sempre accompagnati dalla presenza silenziosa dei gatti che guardano le loro tombe. Il luogo ispira pace, speranza e perché non riconoscerlo…un po’ di gioa. Tra gli altri, qui riposano John Keats, Percy Shelley, Antonio Gramsci, Emilio Gadda. Istituito verso il 1738 è conosciuto come cimitero degli stranieri, dei protestanti o degli artisti. A quell’epoca, lo Stato Pontificio non permetteva dare sepoltura ai non cattolici in terra benedetta e le inumazioni dovevano aver luogo di notte. La zona dove sorge il cimitero, fra Porta San Paolo e il Testaccio, ancora nel ‘700 e fino ai primi dell’ ‘800 faceva parte dell’agro romano. Da allora quasi 4.000 sono le persone che dormono qui: inglesi e tedeschi soprattutto, ma anche molti americani e scandinavi, russi, greci; persino qualche cinese e rappresentante di altri paesi orientali. Mi preme sottolineare la presenza nel cimitero del poeta John Keats per la scoperta che ne fa di lui Wilfred Bion a proposito del concetto adoperato da Keats , e , posto a riferimento creativo di tutta la sua poesia, della “Negative Capability“ “capacità negativa”.

John Keats “ (…) ho capito qual è la qualità che ci vuole per fare un uomo di successo, in particolare in letteratura, (…) intendo dire la Capacità Negativa e cioè quando un uomo è capace di stare nell’incertezza, nel mistero, nel dubbio senza l’impazienza di correre dietro ai fatti e alla ragione (…) perché incapace di rimanere appagato da una mezza conoscenza.”

La Negative Capability a cui Keats fa riferimento è una particolare capacità umana di contenimento, cioè la capacità di tollerare e di convivere con ambiguità e paradossi, di essere in grado di accontentarsi di mezza risposta, di tollerare l’ansia e la paura: quella di restare nell’incertezza, nel tentativo di permettere l’emergere di nuovi pensieri o percezioni. Significa entrare in relazione con ciò che muta e che ci terrorizza senza cedere al pressante istinto a reagire, significa dunque tollerare una perdita di sé e sostenerla.

Chi può dire in sincerità di non conoscere momenti come quelli appena descritti? Chi non ha conosciuto momenti in cui, perdendo una parte di sé, non abbia seriamente rischiato di frantumarsi in mille pezzi?

La connessione con le sue parole, pronunciate molti anni addietro rende Keats inevitabilmente attuale, perché affonda in esperienze che sento mie e che, in quanto tali, sono proprie dell’essere umano.

La capacità negativa, se praticata seriamente, mette infatti a contatto l’individuo con ciò che Keats chiamava The Unknown, ciò che non si conosce, ciò che è di là da venire, che può essere colto solo da un’intuizione, ciò che nell’ambito poetico può essere chiamato in vita solo grazie allo sforzo creativo dell’immaginazione e che offre la possibilità di aprirsi a dimensioni sconosciute di sé e del mondo.

La Negative Capability coincide con lo sforzo costante di rimanere aperti, permeabili a ciò che ci viene dall’esterno. Si identifica fondamentalmente con una modalità non difensiva e con la volontà di rendersi vulnerabili.

Keats parlava della necessità di rendersi passivi e ricettivi. Per questo affermava che il poeta deve rendersi vulnerabile per essere sempre aperto a sensazioni e percezioni, deve cercare di rendere umile l’io per evitare di appiccicare alla realtà significati che vengono principalmente da una volontà razionale di interpretarla, il poeta deve quindi diventare un camaleonte, in grado cioè di cogliere dall’interno ciò che percepisce della realtà.

Rimanere aperti per accogliere la vita senza aver preteso di averlo deciso prima, una sorta di abbandono consapevole attraverso cui si accede alla conoscenza che deriva dall’esperienza.

John Keats (1795-1821) morì di tubercolosi il 24 febbraio del 1821 nella casa che aveva preso in affitto a Piazza di Spagna. Il suo epitaffio, che non lo cita per nome, forse per volere dello stesso Keats, fu commissionato dai suoi amici Joseph Severn e Charles Brown. Sulla sua tomba volle che fossero incise le seguenti parole: “Here lies one whose name wos writ in water”” Qui giace uno il cui nome fu scritto sull’acqua”.

Wilfred Bion utilizza il concetto di “capacità negativa” con il quale si riferisce alla capacità dell’analista e dello psicoterapeuta di gruppo di rimanere a lungo in una condizione di mancanza di certezze, evitando di saturare e bloccare ciò che sta evolvendo con l’attribuzione troppo precoce dì un significato. Nel corso di una conversazione quando il discorso si avvicina troppo a qualche punto delicato o scottante uno dei convenuti potrebbe, per evitare che se si andasse avanti, l’atmosfera diverrebbe tesa oppure cupa o eccessivamente attenta e preoccupata, cerca di cambiare argomento. Invece nel piccolo gruppo a finalità analitica, si possono affrontare temi anche molto impegnativi ed intimi, senza che il clima viri verso la rigidità o un’eccessiva preoccupazione. (Claudio Neri 2007 ).

Bion (1970) afferma che l’analista deve imparare ad ascoltare e capire ciò che il paziente gli sta comunicando, ma deve anche imparare a “non capire”. Sforzarsi di capire, infatti, può essere una resistenza, che viene messa in atto specialmente quando nella seduta si sta verificando un’evoluzione poco o affatto controllabile.

Il “non capire” - di cui parla Bion - non è un assetto mentale passivo; non corrisponde al chiudersi in se stesso e distanziarsi; consiste al contrario nel restare in rapporto con ciò che è incomprensibile, contraddittorio e misterioso, senza cercare di uscire da tale condizione aggrappandosi a spiegazioni o costruendo ipotesi. L’esercizio del “non capire” fa sì che l’analista non dia prematuramente forma a ciò che sta evolvendo e che potrà prendere forma nel campo analitico (Green 1973).

 

Campo: rapporto tra capacità negativa e campo.

Il campo è un deposito, un pool trans-personale di emozioni, sensazioni e parti di sé, che sono state inconsapevolmente rifiutate ed abbandonate dai partners della diade analitica (oppure dai membri del gruppo). Il campo, però, è contemporaneamente anche l’insieme degli elementi e delle condizioni che fa sì che le funzioni relative alla presa di contatto, comprensione ed elaborazione, proprie del lavoro analitico, possano operare positivamente oppure siano bloccate, inibite o sovvertite (Neri 2007).

Tra l’assetto mentale dell’analista caratterizzato dalla capacità negativa ed il campo si stabilisce una corrispondenza, che viene attivata attraverso due mezzi.

Il primo è la natura insatura degli interventi dell’analista. Un’interpretazione insatura non è un’interpretazione parziale o incompleta, ma un’interpretazione che acquista senso compiuto soltanto quando un successivo apporto del paziente l’ha saturata. È cioè un’interpretazione che contiene un elemento aperto ed illimitato, la cui presenza sollecita il paziente o i membri del gruppo a continuare attivamente la ricerca ed il discorso. L’interpretazione insatura prende spesso la forma di una narrazione; altre volte quella di brevi osservazioni o di semplici accentuazioni di una parola che è stata detta dal paziente. Si tratta, in ogni caso, di interventi che hanno due caratteristiche: sono precisi rispetto alla situazione emotiva e fantasmatica e, nello stesso tempo, accennano piuttosto che descrivere (Bezoari e Ferro 1991; Gaburri 1992).

Il secondo mezzo attraverso cui si stabilisce una corrispondenza tra assetto mentale dell’analista e campo è una convergenza del paziente (o dei membri del gruppo) sul modo di funzionare della mente dell’analista orientata verso l’ignoto. Questa convergenza avviene a livello pre-verbale, a-verbale, ultra-verbale. Attraverso questa convergenza e sintonizzazione la capacità negativa dell’analista viene trasmessa al gruppo nel suo insieme. Questo fenomeno, che può essere reso forse attraverso l’immagine di una certo numero di persone, che spontaneamente sintonizzino il ritmo della loro respirazione, rispetto a quella di una persona che ha la funzione di maestro e di leader.

Gli effetti della estensione della capacità negativa all’insieme dei membri del gruppo sono evidenti nell’interazione che si svolge in seduta. Lo scambio diviene più ricco di libere associazioni, maggiormente aperto all’irruzione di pensieri inaspettati e di sentimenti nuovi. Sono evidenti anche alcuni effetti relativi alle funzioni sostenute dal campo. La curiosità e l’attenzione, ad esempio, aumentano considerevolmente. Più in generale, l’operare delle diverse funzioni che sono sostenute dal campo acquistano uno speciale carattere di dinamicità.